Da Harry Potter a Star Wars, una carrellata di porte progettate per aprirsi di rado per motivi tanto mistici quanto strutturali.

 

 

Nella storia del cinema le porte sono piuttosto importanti, ma anche quelle più fatidiche, tendono a somigliarsi tutte: a distinguerle è quello che c’è al di là.

Ma di fatto sono tutte più o meno a forma – beh, di porta.

 

 

 

Tranne una: quella rotonda immaginata e personalmente disegnata da J.R.R. Tolkien per Bilbo Baggins, protagonista del suo libro Lo Hobbit, e realizzata da Peter Jackson nel film Il signore degli anelli (2001).

Una porta domestica circolare non si era mai vista…Questo perché eliminando gli angoli, si favorisce una chiusura particolarmente ermetica.

Una soluzione utile se voi, come dire, non aprite quella porta.

O perlomeno la aprite di rado: in effetti, gli hobbit non amano troppo ricevere visite. Perché aprirla è piuttosto complicato,

Tra i tanti problemi quello più complicato è dato dal rapporto tra cardini e peso della porta. La quale, anche se non interamente in legno come da tradizione hobbit, dev’esserne quanto meno rivestita; e anche alleggerendola il più possibile, deve avere un minimo di consistenza, altrimenti al primo Cavaliere Nero di passaggio basterà un cavatappi.

Inoltre la razza umana ha anche un grande svantaggio rispetto agli hobbit, ovvero un’altezza media superiore al metro e venti, il che comporta una porta non soltanto alta almeno un metro e novanta, ma anche larga un metro e novanta. Che vanno calcolati anche nello spazio da lasciare libero per il movimento di apertura all’interno – e con ciò, se ne vanno due metri e passa di corridoio.

 

In definitiva, rispetto alla relativa facilità di adottare una tavola rotonda come Re Artù, la possibilità di dare una svolta fantasy alla propria casa con una porta rotonda parrebbe remota, e anche in Harry Potter e la camera dei segreti (2002) la porta che custodisce quest’ultima ha l’aria di essere stata pensata per aprirsi pochissimo, e tenersi ben stretti i segreti.